a cura di Giovanni Stella
Ognuno di noi ha una voce peculiare, originale, unica, che lo caratterizza e lo identifica.
Ascoltando al telefono, al buio o alla radio riusciamo a riconoscere le voci delle persone che conosciamo. Ognuna ha quindi caratteristiche uniche, proprio come uniche sono le persone. Potremmo dire che non esiste una voce identica ad un’altra. A volte ascoltando una voce di una persona che non abbiamo mai visto iniziamo ad immaginare il suo volto.
La voce cioè ci fornisce, per lo più inconsapevolmente, delle informazioni molto precise sulla persona che la emette. Ciò significa che la voce, così come è espressa, veicola significati, comunica, ci racconta una storia.
“Se avete le orecchie, dell’altro sapete già tutto. Non avete bisogno di ascoltare quello che la persona vi dice: ascoltatene il suono. Per-sona, cioè ‘mediante il suono’. Il suono vi dice tutto. Tutto quel che una persona ha da dirvi è lì… e non nelle parole”.
(Basili G., Voce e suono in Gestalt. 2009)
Se da un lato è corretto dire che la voce nasce fondamentalmente dalla conformazione del nostro corpo (corde vocali, cassa toracica, cavità orale e nasale) è comunque interessante scoprire come ci sia una corrispondenza tra la voce di una persona e il modo in cui quella persona è fatta. La voce cioè assume delle caratteristiche che hanno una rilevanza psicologica, relazionale e sociale. Una voce può sedurre, può intimorire, può accogliere al di là dei contenuti delle parole. Ricordo con molta chiarezza la voce di una persona conosciuta molti anni fa. Era una voce innaturale, quasi impostata, come se si sforzasse di essere profonda, calda, quasi seduttiva. Spesso le persone che ascoltavano rimanevano affascinate, colpite, sedotte. Scoprii col tempo che questa persona, anche attraverso la sua voce, cercava di apparire autorevole e sicura. Attraverso la relazione con gli altri cercava evidentemente di risolvere profondi dubbi sulle proprie capacità: la voce quindi era uno strumento per difendersi da un senso di profonda insicurezza e disistima, era la strategia attraverso cui riusciva a raccogliere prove a favore di un’autorevolezza a cui lei stessa non credeva fino in fondo.
Chiedersi dunque, o chiedere agli altri, come appare la nostra voce, che significati esprime e cosa comunica ci permette di scoprire qual è fondamentalmente il nostro atteggiamento noi confronti di noi stessi e degli altri. La nostra voce, col suo ritmo, tono, volume, frequenza, velocità ci porta inoltre a creare prevalentemente un particolare tipo di relazione e contemporaneamente ne esclude delle altre. Una voce flebile, timida, strozzata può per esempio comunicare un’immagine di fragilità e vulnerabilità di fronte alla quale le persone che ascoltano possono assumere comportamenti di cautela, di protezione oppure di prevaricazione.
Alcune persone che si trovano ad utilizzare la voce nel proprio lavoro (insegnanti, deejay, politici, attori, cantanti…) fanno dei veri e propri percorsi per modificarla e modificare quindi i significati che esprime. E’ evidente che fare un percorso per modificare la propria voce equivale a modificare se stessi. Scoprendo che possiamo emettere voci diverse da quella che abitualmente utilizziamo ci sorprende perché diventiamo consapevoli di poter essere diversi da ciò che normalmente siamo. La trasformazione della nostra voce esprime un nuovo modo di stare di fronte agli altri e al mondo ed è quindi segnale di un cambiamento più profondo che ha luogo in noi stessi.