a cura di Elena Daniel, psicologa psicoterapeuta
La malattia oncologia colpisce il corpo di una persona ma può mettere in discussione equilibri in molti ambiti della vita. Tra questi vi è la sessualità: un’area che può influenzare notevolmente la qualità di vita e che merita attenzione. A volte la persona malata non esprime i suoi dubbi in proposito e capita che l’equipe curante stessa non apra il discorso su questi temi: da un lato perché la priorità è innanzitutto sopravvivere e quindi l’attenzione viene focalizzata primariamente su cure e interventi, dall’altro perché, a volte, vi sono tabù che impediscono di parlarne o perché si teme di essere ritenuti sciocchi nel pensare alla sessualità in un momento del genere.
I cambiamenti vissuti differiscono da persona a persona ma, generalmente, interventi fisici e cure oncologiche possono modificare profondamente l’aspetto fisico e le funzionalità fisiologiche, con importanti ricadute nel modo in cui la persona si vede, si sente attratta e attraente per il/la proprio/a partner. Può venir meno la confidenza con il proprio corpo, che può essere vissuto come un traditore, fonte non più di piacere ma di sofferenza. E’ facile isolarsi quando ci si sente soli o inadeguati.
Il tipo di ripercussioni che avrà il percorso di cure sulla sessualità dipende molto anche dal modo in cui la sessualità veniva vissuta prima della malattia e dalla fase di vita che la persona sta attraversando.
Come tutte le esperienze critiche, le difficoltà sessuali e la malattia possono rappresentare importanti occasioni di crescita individuale e di coppia, laddove gliene venga data l’opportunità. Questo può avvenire, soprattutto, se si mantiene viva una confidenza comunicativa tra i partner, che permetta di condividere paure, bisogni e desideri. E’ proprio la reciproca comprensione che può aiutare a mantenere viva la relazione e la sua progettualità.
Cosa può aiutare quindi?
• Innanzitutto è importante conoscere gli effetti collaterali delle cure, sapere quali impatto potranno avere sulla propria vita sessuale ed essere informati sulle possibilità riabilitative esistenti in seguito ai trattamenti. Quindi laddove non si ricevano queste informazioni è importante chiederle esplicitamente.
• In secondo luogo è necessario tenere conto che, come per ogni cambiamento, è necessario un adeguato periodo di tempo che permetta, alla persona malata, di recuperare la confidenza con il proprio corpo e, alla coppia, di ritrovare un equilibrio nuovo. Queste non sono mai conquiste veloci o immediate, ma lente e graduali.
• La relazione può essere il punto di forza: mantenere viva l’affettività in tutti i suoi aspetti, dedicando magari più attenzione alla tenerezza, alla complicità piuttosto che alla prestazione sessuale in sé. Sentirsi amati, rassicurati ed accettati aiuta sicuramente alla ripresa di una vita sessuale soddisfacente.
• In alcuni casi può essere importante chiedere una consulenza psicologica/sessuologica per poter essere accompagnati in questo percorso. Gli interventi possono essere diversi: individuali o di coppia. Gli obbiettivi e la durata vanno definiti insieme sulla base della situazione. Lo scopo più ampio è comunque sempre riappropriarsi della propria vita e del benessere.