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Formazione in barca a vela: la nostra intervista

Il dott. Giovanni Stella, uno dei terapeuti di Progetto Prospettive e il collega dott. Giordano Bertolazzi, psicoterapeuta di Padova, organizzano giornate di formazione in barca a vela sulle dinamiche di gruppo.

Ecco di seguito l’intervista ai nostri due colleghi sulla loro esperienza di formatori in questo contesto originale e che riteniamo particolarmente interessante.

In poche parole, ci spiegate in cosa consiste questa formazione?

L’obiettivo della formazione è aiutare i partecipanti ad essere più consapevoli delle proprie dinamiche relazionali all’interno di un gruppo e permettere loro di elaborare ed eventualmente  sperimentare ruoli diversi. Ogni volta che una persona entra in un nuovo gruppo tende a mettere in atto specifici comportamenti e ad assumere un ruolo molto definito. Tutto ciò perchè ognuno di noi tende fondamentalmente a porsi nelle proprie relazioni più o meno con le stesse modalità interazionali. Per esempio c’è chi vuole emergere nel gruppo affinchè gli sia riconosicuto un valore; altri invece assumono una posizione più nascosta perchè non vogliono risultare arroganti o invadenti; altri ancora delegano qualsiasi scelta perchè hanno paura della responsabilità. L’esperienza di formazione in barca a vela ha propio lo scopo di aumentare la consapevolezza su cosa una persona fa o non fa all’interno delle relazioni e di un gruppo.

 

Perchè proprio la barca a vela?

La barca a vela è un accelleratore di processi. Cioè in barca a vela tutto accade rapidamente. Lo spazio e il tempo sono ristretti. Non c’è molto tempo per prendere decisioni o per valutare dettagliatamente cosa è meglio fare. Spesso occorre agire in fretta e quindi le dinamiche emergono molto velocemente. In barca poi ognuno ha il suo ruolo e deve svolgere solo quello, altrimenti, se tende ad invadere quello degli altri, si crea confusione e si richia di non riuscire a condurre correttamente la barca.

 

Come si svolge la giornata di formazione?

La formazione è aperta a 8 partecipanti. E’ rivolta a chiunque voglia aumentare la propria consaevolezza su di sè, che voglia conoscere meglio i propri limiti e potenzialità relazionali. Alle 10.00 si sale a bordo e i partecipanti si dividono in 2 equipaggi da 4 persone. Poi, dopo una breve descrizione degli aspetti tecnici, un primo equipaggio inizia a governare la barca per circa un ora e mezza. La consegna è di muovere la barca affinchè proceda, navigando a vela, percorrendo un percorso stabilito. Il resto dei partecipanti osserva l’equipaggio che governa la barca e registra le dinamiche che emergono: cosa fa ogni persona rispetto agli altri? Che ruolo tende ad assumere? In che modo comunica? Che cosa evita di fare? Queste sono solo alcuni degli aspetti che si chiede di osservare. Dopo un’ora e mezza gli equipaggi si invertono. Alla fine della formazione si pranza a bordo e poi, continuando a navigare, si condividere l’esperienza appena svolta attraverso un briefing: ognuno racconta come si è sentito, che difficoltà ha incontrato e cosa ha osservato negli altri come singoli e come gruppo. E’ un momento molto emozionante ed elaborativo: sentire direttamente dagli altri le dinamiche relazionali che mettiamo in atto è una cosa molto potente e stimolante. Ci permette di riflettere su comportamenti spesso inconsapevoli che ci portano, senza che ce ne accorgiamo, verso particolari tipi di relazioni.

 

Quali sono le cose più interessanti che sono emerse?

Ne sono emerse davvero tante. Ogni gruppo è diverso e quindi diverse sono le dinamiche che si osservano. Ne citiamo solo due: in un gruppo è emerso per esempio che nessuno prendeva mai una decisione su quale manovra predisporre perchè nessuno voleva prevaricare gli altri. Per loro essere in quel momento leader era come un sopruso, una mancanza di rispetto verso la libertà degli altri. La barca però, con quell’equipaggio, ha rischiato di mettersi in pericolo perchè nessuno prendeva in mano la situazione, perdendo così il controllo della direzione di navigazione. In un altro equipaggio è emersa la difficoltà di non poter “controllare” gli eventi. In barca non si controlla, semmai si governa. Gli elementi naturali non li possiamo determinare, possiamo solo capirli, valutarli e prendere decisioni tenendone conto. Spesso le persone pensano che il contrario del controllo sia il caos, mentre c’è una terza strada che è il governo. E’ un po’ come nella vita: tanti eventi non li possiamo controllare, ma possiamo farvi fronte in molti modi diversi.

 

Come è nata questa idea?

Ci siamo conosciuti in ambito professionale e abbiamo subito stretto una meravigliosa intesa. Abbiamo condiviso la reciproca  passione per la psicologia e per la vela e quindi ci siamo chiesti: perchè non unire queste due passioni e costruire qualcosa insieme? Ed eccoci qui!

 

Ci sono in programma altre giornate di formazione?

L’anno scorso abbiamo realizzato quattro giornate di formazione. Abbiamo anche presentato i risultati del nostro lavoro al recente Convegno Europeo della Psicologia Costruttivista che ha avuto luogo a Padova dal 7 al 10 luglio e ha riscosso notevole interesse. Ora stiamo preparando collaborazioni con cooperative, equipe di lavoro dei servizi alla persona e altre aziende.

A settembre realizzeremo comunque altre due giornate. Per avere informazioni basta scrivere a pcpsailing@gmail.com

 

Buon Vento!

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