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Insieme fino alla fine: un amore che dura una vita

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a cura di Giovanni Stella

Non capita raramente di sentire storie di coniugi che muoiono a distanza di pochissimo tempo l’uno dall’altro. Questi fatti spesso ci commuovono perché ci fanno pensare a rapporti d’amore molto forti, indistruttibili e a persone che hanno passato tutta la vita assieme diventando inseparabili. 

Nel 2013 la notizia dei due coniugi californiani Helen e Les Brown, nati nello stesso giorno, vissuti insieme per 75 anni e morti ad un giorno di distanza per cause naturali, fece in pochissime ore il giro del mondo. Ruth e Harold Knapke, dello stato dell’Ohio, si sono spenti a circa 11 ore di distanza l’11 agosto del 2016, dopo 65 anni di matrimonio. E così i genovesi Giovanni e Liliana nel 2012 furono trovati sul loro letto, deceduti insieme dopo 70 anni di matrimonio. Senza andare troppo distanti anche a Conegliano, nel 2006, Giovanni e Gioconda, sposati da 63 anni, se ne sono andati a due giorni di distanza. Come dimenticare poi i casi di Germaine e Giorgio Amendola, Sandra e Raimondo Vianello e molti altre coppie celebri…

Una recente ricerca condotta sulla popolazione over 50 degli Stati Uniti e pubblicata nel Journal of Public Health* ha rilevato come nei primi tre mesi dopo la morte del coniuge il rischio di mortalità della moglie o del marito rimasto in vita aumenti del 66%. Le cause della morte del secondo coniuge sono molte ma hanno principalmente a che fare col sistema cardiocircolatorio e immunitario. Come può accadere che la relazione abbia un ruolo così pervasivo e talvolta devastante sulla natura biologica dell’uomo?

Le persone con cui stiamo in relazione possono acquisire un ruolo tanto fondamentale per noi che può risultare davvero difficile immaginarci senza di loro. Possiamo dire che gli altri possono diventare a tutti gli effetti parti di noi, come se fossero pezzi del nostro corpo, organi vitali necessari alla nostra sopravvivenza. Nonostante quindi la natura ci abbia creato come esseri biologicamente “chiusi”, possiamo creare con gli altri delle relazioni talmente intense da esserne in qualche modo dipendenti. Di fronte alla loro scomparsa se ne va anche parte di noi: un ruolo, una relazione, una fetta di senso.

Non possiamo che accettare l’idea che le relazioni che costruiamo con gli altri fondano non solo la nostra identità ma influiscono sulla nostra vita fisica, oltre che psicologica. Siamo costretti ad immaginare la nostra identità psicologica e biologica non più come una questione individuale, bensì relazionale. Ciò che siamo non sta “dentro di noi” ma “fra noi e le persone” che incontriamo. Ciò che siamo dipende essenzialmente da come ci muoviamo nel mondo in relazione agli altri.

 

*Moon J. Robin, Glymour M. Maria, Vable Anusha M., Liu Sze Y., Subramanian S. V., (2013) Short- and long-term associations between widowhood and mortality in the United States: longitudinal analyses. Pubblicato da Oxford University Press.