di Elena Daniel
Forse per la prima volta alla conclusione delle scuole secondarie di primo grado un ragazzo/una ragazza prende una decisione importante per il proprio futuro: significa ipotizzare ciò che si vorrà essere o fare domani a partire da quello che si è oggi. Questa scelta spesso è accompagnata da grandi dubbi, ansie, talvolta paure, sia da parte del diretto interessato che dalla sua famiglia. Un percorso di orientamento mirato è un’importante opera di prevenzione sia di esperienze scolastiche insoddisfacenti e frustranti, sia del vero e proprio abbandono scolastico.
CHE COS’E’ L’ORIENTAMENTO?
L’orientamento non è soltanto la fase che precede immediatamente la scelta; è un percorso che aiuta il ragazzo ad assumere una maggiore consapevolezza di sé (delle proprie caratteristiche e dei propri limiti e capacità) e ad imparare a scegliere. L’obiettivo è ben più ampio dell’arrivare ad una decisione per la scuola superiore, poiché mira a fornire gli strumenti per affrontare tutte le scelte che la vita riserverà.
La famiglia in questo non è da sola, con lei ci sono gli insegnanti e tutti gli altri agenti educativi del territorio in cui si muove il ragazzo (istituzioni, allenatori, psicologi/ operatori dell’orientamento ecc.).
Gli elementi fondamentali nell’orientamento sono:
– conoscenza di sé (capacità, desideri, attitudini, limiti, spazi di crescita…)
– informazioni su scuole e corsi del territorio
– capacità di prendere delle decisioni.
Spesso famiglia e scuole si limitano al secondo punto, credendo che esso sia sufficiente: il rischio è che il ragazzo possa disporre di molte informazioni ma non le sappia elaborare oppure che sia in grado di elaborarle ma non sappia scegliere l’alternativa più adatta per sé.
IL RAGAZZO PROTAGONISTA DELLA SCELTA
Il ragazzo rimane sempre il protagonista della scelta a patto che gliene venga data la possibilità. Quanto crediamo che il ragazzo sia in grado di prendere una scelta per sé? Spesso i genitori hanno poca fiducia su questo punto: credono che egli non sia ancora un individuo con capacità di discriminare e tendono a sostituirsi a lui nella scelta. In alcuni casi è possibile che il ragazzo effettivamente non abbia ancora gli elementi per poter scegliere ma a maggior ragione va aiutato a svilupparli. Nella maggior parte dei casi tuttavia, i ragazzi hanno le capacità per maturare una scelta in autonomia.
Permettere che un ragazzo scelga da solo significa saper tollerare un certo margine di errore nella scelta, ricordando che non esiste “La Scelta Giusta”: qualsiasi scuola si scelga è comunque un’ipotesi sul futuro e nessuno sa con esattezza cosa possa accadere con il passare degli anni, cosa possa rendere felice o meno una persona. Da scelte apparentemente lette come “sbagliate” talvolta si possono imparare molte cose: ad es. una bocciatura potrebbe aiutare il ragazzo a ripetere argomenti che non aveva compreso o potrebbe inserirlo in una classe in cui a livello relazionale si trova meglio con i compagni e avere ripercussioni così molto positive nella sua vita.
Aiutarlo ad essere protagonista non significa delegare a lui in toto la questione dicendo “scegli quello che preferisci, a me basta che tu faccia quello che ti piace”: è importante “accompagnare” nella scelta, ad esempio sondando le motivazioni per cui la scuola sia stata scelta e valutando se sia adeguata alle sue capacità, quali sbocchi offra e se la motivazione sia proporzionata al tipo di sforzo che la scuola richiede.
IDEE STEREOTIPATE SULLE SCUOLE
Capita spesso che i ragazzi (e così i genitori, talvolta purtroppo anche gli insegnanti) abbiano idee piuttosto stereotipate sulle scuole, che derivano soltanto da esperienze di altre persone o da quanto colto nelle chiacchiere con conoscenti: non sempre queste rappresentazioni corrispondono alla situazione attuale. Per citare un esempio di stereotipo in questo ambito, alcuni credono che un istituto tecnico sia sicuramente più semplice di un liceo, non tenendo conto che nel primo vi sono molte più materie differenti e che, anche se vi è più spazio per aspetti pratici, rimane comunque un’ampia fetta di materie prevalentemente teoriche.
Allo stesso modo vi può essere la convinzione che alcune scuole che preparano a professioni di tipo intellettuale siano migliori rispetto a scuole che forniscono invece una preparazione più specifica per un lavoro, ad esempio, artigianale. Siamo sicuri che un avvocato magari poco appassionato per il proprio lavoro sarà più felice o realizzato di un pasticcere capace?
La famiglia è così tenuta innanzitutto a fare attenzione a quali possano essere le idee stereotipate che possiede sulle scuole (o sulle professioni) e le può verificare andando ad esplorare in modo più approfondito con lui le scuole stesse. Si può leggere insieme il sito dell’istituto, partecipare agli open day delle scuole, chiedere opinioni a qualcuno che l’ha già frequentata (sempre tenendo presente che comunque è il vissuto individuale di una persona) o agli insegnanti.
Aspetti generalmente importanti da prendere in considerazione sono: le discipline sviluppate, le ore di lezione settimanali, le competenze richieste in entrata e acquisite in uscita dalla scuola, l’impegno di studio richiesto a casa, la presenza di laboratori, eventuali servizi di sostegno offerti ai ragazzi con difficoltà in alcune materie.
DIFFERENZIARE LA VOLONTA’ DEI GENITORI DA QUELLA DEI FIGLI
Cosa desidera per sé mio figlio? Cosa desidero io per lui? e viceversa… Cosa non vorrebbe lui assolutamente per il suo futuro? Ed io? E’ necessario distinguere i desideri propri di genitore da quelli del figlio, che non sempre corrispondono. E’ rischioso insistere affinchè il proprio figlio intraprenda l’attività familiare o il lavoro che i genitori avrebbero voluto fare ma non hanno potuto, senza tener conto delle aspirazioni e delle caratteristiche del ragazzo: può sentirsi indotto in una strada per cui non si sente portato, a cui non è appassionato o per cui non ha le capacità.
IL RAPPORTO CON LA SCUOLA
Gli insegnanti hanno la possibilità di vedere i ragazzi per molte ore al giorno e cogliere aspetti che potrebbero non emergere nel contesto di casa. Hanno un punto di vista diverso su di lui e ciò può essere arricchente in una situazione di decisione come questa. Non sempre genitori, insegnanti e ragazzo hanno la stessa visione rispetto alla scuola superiore più adatta: più riescono ad interfacciarsi attraverso il dialogo e lo scambio, più si può arrivare ad una scelta che tenga conto di una complessità di fattori. Lo scambio può essere più fruttuoso se inizia sin dall’entrata del ragazzo nella scuola e si mantiene vivo per tutto il percorso scolastico.
QUANDO SCEGLIERE DIVENTA DIFFICILE
Le scuole generalmente intraprendono più iniziative che aiutino nella scelta della scuola ma non sempre sono sufficienti: il ragazzo può rimanere in una situazione di sostanziale indecisione per diversi fattori: paura di sbagliare, scarsa conoscenza di sé e dei propri desideri, timore di deludere qualcuno, ecc. … In queste situazioni uno psicologo esperto di orientamento può aiutare attraverso un percorso individuale o in piccoli gruppi a fare chiarezza, ad andare oltre ai propri timori per intraprendere una strada in cui sperimentarsi e crescere.