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Ok, siamo vulnerabili! Ora che si fa?

di Elena Daniel Psicologa psicoterapeuta

E’ un periodo strano: siamo bloccati nelle nostre case dove il tempo sembra sospeso e, da qualche parte, c’è qualcuno che lavora in modo frenetico senza sosta; vorremmo tanto tornare alla normalità delle nostre attività e, allo stesso tempo, ci piace questo periodo di stand by; ci sentiamo vicini agli affetti e lontani allo stesso tempo; abbiamo voglia di vita eppure c’è una gran sensazione di pericolo di morte.

Ora più che mai ci rendiamo conto di quanto siamo complessi, ricchi di sfaccettature: siamo questo e quello. Siamo esseri forti che sanno resistere e adattarsi e, contemporaneamente, siamo esseri vulnerabili, che all’improvviso possono aver bisogno di un respiratore per sopravvivere.

Lavorando con le persone con malattia oncologica, il tema della vulnerabilità e della morte è pane quotidiano e devo dire che questo è stato un gran regalo per la mia esistenza.

Pensare alla morte? Un regalo? Oggi giorno si parla troppo poco spesso di morte; la si rifugge come il peggiore dei tabù. Non possiamo ovviamente pensarci continuamente, ci impedirebbe di vivere. Eppure, se ascoltassimo cosa ci può insegnare “l’idea della morte”, saremmo molto più ricchi e meno spaventati. Per questo motivo, questi giorni possono essere paradossalmente occasione di grande crescita come esseri umani.

L’ho imparato anche sulla mia pelle anni fa, ma me lo hanno ricordato moltissime persone malate: diventare consapevole di avere un tempo limitato davanti a te ribalta le carte in tavola. Ti costringe a farti delle domande:

Ti è piaciuta la tua vita sino ad ora?

Se morissi oggi, quali rimpianti avresti?

Quali cose avresti voluto dire? Cosa rimarrebbe sospeso?

Lo sguardo al passato non mira a rimpiangere ciò che non è stato: no, aiuta a capire a cosa voglio dare più spazio nel presente.

Una persona? Una passione? La famiglia? La spiritualità?

Di ciò che rimpiango, cos’è in mio potere cambiare per il futuro?

Come potrei essere soddisfatta alla fine dei miei giorni?

Questa situazione non l’abbiamo cercata, ci è piombata in testa. Ok, ma ora che la stiamo vivendo che spazio di manovra ci rimane? Un modo per sfuggire alla sensazione di impotenza di oggi è prendere ciò che di buono ci può essere. Anche adesso, nella peggiore delle circostanze. E’ così che la nostra vulnerabilità diventa la nostra forza: facendo in modo che tutta la fatica e la sofferenza di questo periodo non passino invano e diventino occasione di conoscenza di noi stessi. E’ così che continuiamo ad essere vivi, a dispetto del virus.

Aprire un dialogo rispetto alla sessualità con figlie e figli è possibile e necessario. Si può iniziare già alla scuola primaria.